Il caso Airmail per iOS: ovvero il problema degli abbonamenti sull’AppStore
Questo è un articolo un po’ particolare perché non parlerò di come usare un’applicazione, di trucchi / automazioni o di come migliorare la produttività ma dell’ultimo caso di uno sviluppatore che passa (male, ne parleremo dopo) al modello dell’abbonamento e della conseguente furia degli utenti finali.
1. Alcune brevi premesse
Ho deciso di scrivere questo articolo perché ho scritto di Airmail sul sito, ne ho consigliato l’acquisto (ed alcuni di voi l’hanno anche acquistata) e mi sembrava corretto fare alcune dovute precisazioni.
In particolare non ho alcun rapporto con gli sviluppatori se non essere uno (dei tanti) beta tester dell’app (utilizzo una versione di prova con le nuove funzionalità prima che vengano rilasciate al pubblico).
In questa qualità visto che gli sviluppatori sono italiani, ho anche avuto qualche scambio epistolare e “aiutato” a far funzionare correttamente le PEC su Airmail (più correttamente segnalato il problema).
Ciò detto utilizzo con soddisfazione Airmail sia per macOS che per iOS da tempo (da circa il 2016) e, anche se ogni tanto ha qualche problemino, le funzioni professionali che ha l’applicazione sono per me maggiori degli angoli non sempre smussati del suo funzionamento.
2. Cosa ha fatto infiammare gli utenti di Airmail?
La storia di Airmail per iOS è relativamente semplice, un giorno, sull’AppStore compare una nuova versione dell’app, la 1.8.25 dove gli sviluppatori comunicavano che l’applicazione passava da singolo acquisto a gratuita ma con il blocco delle funzioni “Premium” solo con la sottoscrizione di un abbonamento mensile (da € 2,99 al mese) o annuale (da € 9,99 all’anno).
Il problema è che, di fatto, senza le funzioni premium l’app era minimale, tra le cose più significative:
- possibilità di avere un solo account email;
- Niente notifiche push (che personalmente ritengo inutili ma, ho poi scoperto, molti le ritengono fondamentali).
Il risultato finale è che le recensioni sull’AppStore sono diventate pessime, mentre scrivo l’app ha un voto di 2,1 su 5 stelle e le recensioni ad 1 stella sono la maggioranza, inoltre ovviamente la discussione è insorta sul web. Io che non seguo queste cose (anzi le evito) ne sono venuto a conoscenza per caso ascoltando il podcast Connected.
Da quel che ho letto gli sviluppatori hanno fatto in parte retromarcia, come spesso accade, ma il danno “d’immagine” ovviamente è stato fatto.
3. L’evidente errore di comunicazione
Dal mio punto di vista la storia di Airmail per iOS è qualcosa di già visto con TextExpander qualche anno fa e poi vista con altre applicazioni.
Gli sviluppatori si sono resi conto che il sistema dell’acquisto della singola licenza, dopo una prima fase di crescita esponenziale, rischiava la saturazione e quindi il peggioramento se non l’azzeramento della redditività dell’applicazione.
Gli sviluppatori quindi scelgono all’improvviso un nuovo modello: il modello ad abbonamento che crea un sistema “sostenibile” e più sicuro di incassi mensili / annuali per lo sviluppatore.
Il problema è che questo metodo di pagamento crea una maggiore pressione sull’utilizzatore finale. Soprattutto se si utilizzano più abbonamenti.
L’ulteriore problema è che, molti sviluppatori, fanno questo passaggio repentinamente ed in “sordina” senza spiegare e/o confrontarsi con gli utenti.
Così è capitato per Airmail che, almeno da quel che ho potuto vedere, non ha scritto nulla sul suo sito o sul suo blog prima del suo passo ne preavvisato gli utenti in un qualche modo. Io come beta tester nulla ne sapevo …
L’errore di comunicazione pare comune e non sta certamente a me valutarne i motivi. Esistono però altri sviluppatori che sono riusciti a modificare il proprio modello di business senza creare delle tempeste su internet (quelli della OmniGroup per esempio).
Quel che mi interessa sottolineare è però un altro punto della vicenda.
4. Il problema delle applicazioni professionali e della loro sostenibilità
Sviluppare applicazioni professionali ha un costo. Con applicazioni professionali intendo applicazioni pensate per ottimizzare e migliorare l’attività lavorativa di qualcuno; queste applicazioni, poi, sono sviluppate come attività professionale, ovvero a pagamento (esiste un altro mondo, l’open-source che qui non voglio ne posso considerare che ha un modello di operatività differente).
Come professionista che vive sull’attività di consulenza capisco benissimo questo tipo di modello e, come utilizzatore di software professionale per ottimizzare il mio lavoro quotidiano, voglio che lo sviluppo di queste applicazioni continui.
Il problema però è evidente se lo si analizza. Ho acquistato Airmail per iOS nel 2015/2016 ad un prezzo non superiore ad € 10,00 (non ho trovato la fattura d’acquisto di Apple ma mi ricordo di non aver speso una follia all’epoca).
In circa tre anni di utilizzo continuativo non ho speso altri soldi per un app che utilizzo quotidianamente per lavoro e per la gestione delle email personali. Spendere circa 10 € all’anno per un’applicazione che uso abitualmente per lavoro è una cosa sensata ed anzi, di fatto, spendo molto di più per altre applicazioni in abbonamento.
Nello specifico allo stato queste sono i miei “abbonamenti”:
- Acrobat Pro DC che utilizzo per ottimizzare i PDF e tanto altro a circa 180 € l’anno – Acrobat non lo uso sempre ma quando ne ho bisogno è lì pronto a fare il suo dovere e, spesso, a farmi risparmiare tempo;
- 2 Tb di Spazio su iCloud a circa € 120 l’anno: ho registrato una puntata di podcast sull’argomento che tuttavia non ho ancora pubblicato, ma qui basti dire che vivendo nell’eco sistema Apple i 2 Tb di spazio cloud mi permettono di salvare foto e video senza problemi avere risorse (praticamente) illimitate per tutte le mie attività non lavorative e condividere lo spazio cloud con la mia famiglia; la spesa è insignificante rispetto alla semplificazione della mia attività di gestione dei famigliari!
- Un’altra abbonamento annuale, credo sui 30€, è quello di Todoist che uso per gestire la mia attività professionale;
- Poi ci sono applicazioni che sostengo a prescindere perché apprezzo gli sviluppatori e perché le uso quotidianamente:
- Overcast, per 9,99 € all’anno, e che uso quotidianamente per ascoltare i podcast;
- Drafts 5, che purtroppo non posso usare per lavoro (a causa della sincronizzazione via iCloud dei documenti), ma che è un app splendida e comunque uso per tante altre piccole cose; Drafts l’unica che forse ha un costo eccessivo per l’utilizzo che ne faccio, 19,99 € all’anno, ma l’abbonamento permette l’utilizzo dell’app sia su iOS che su macOS e lo sviluppatore è un mito!
Questa “lista della spesa” l’ho fatta, oltre per darvi un quadro completo del mio approccio, anche perché, per esperienza personale, ho scoperto che molti colleghi non condividono la mia “passione” di spendere soldi per applicazioni e lo capisco.
Quel che tuttavia non capisco è come sia possibile non considerare come una spesa sensata per la professione dotarsi di applicazione che aiutano o agevolino la nostra attività quotidiana?
Così come un fotocopiatore (anni fa bisogna dirlo) poteva velocizzare di molto l'attività di uno studio professionale, oggi un professionista lavora prevalentemente davanti ad un PC e svolge il suo lavoro attraverso dei programmi.
Se questi programmi sono aggiornati continuamente, stabili e velocizzano il lavoro quotidiano sono un costo utile e, a mio modesto parere, necessario.
Sulla scelta di che spesa e su quale software investire non voglio discutere, credo sia una scelta personale e di fatto un ragionamento di costi / benefici per ogni singolo utente, ma è innegabile che abbia senso spendere per software professionali acquistati come licenza d’uso o come abbonamento.
In conclusione
Spero che questo articolo "inusuale" vi sia piaciuto, io, personalmente senza neanche pensarci troppo ho fatto l'abbonamento annuale ad Airmail (l'utilizzo quotidiano che ne faccio giustifica sicuramente l'investimento di 9,99 € annui), non posso però più consigliare senza remore questa applicazione anche se, grazie al nuovo sistema, chi fosse interessato può testarla e decidere se il costo ne vale la pena.
Da ultimo segnalo che, su iPadOS (ad oggi alla beta pubblica numero 4), Mail continua a non funzionare con le PEC (mentre scrivo queste righe addirittura le PEC sono visualizzate ma non si legge nemmeno il testo del messaggio) e quindi consiglio ancora di utilizzare per la PEC un client differente, la scelta è vostra!
Come sempre se avete commenti o domande potete scriverli qui sotto o inviarmi una email.